Cristina Aresti, la mia battaglia per la vita, aiutatemi: Restate a Casa

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Cristina Aresti

Ci sono storie che non possono non essere raccontate, storie che accadono e sicuramente c’è un motivo se capitano.

La storia di Cristina Aresti, 38 anni di Carbonia è sicuramente La Storia!

Una vita piena, lavoro, amici, sport, insomma una quotidianità tranquilla, serena. Ma all’improvviso qualcosa non va, la stanchezza, lo stress, il coma!

Non sembra esserci via di scampo, ma questa piccola grande donna non è fatta per perdere sfide e combatte, resta aggrappata alla vita con le unghie e con i denti, e ce la fa!

È una di quelle migliaia di persone che in questi giorni sono più a rischio per il Covid-19, è in quarantena preventiva da tantissimi giorni e prega ogni giorno che vada tutto bene.

Oggi però è successo qualcosa, ha voluto lanciare un messaggio, forte fortissimo su Facebook, ed è così che nasce quest’intervista!

Cristina, oggi un tuo post su Facebook ha dato la scossa a molti, anche a me sinceramente! Vuoi raccontarci come stai vivendo questi giorni?

Sì! Ho cercato di dare una scossa perché quello che sto leggendo su Facebook e in generale fa capire che c’è un po’ di leggerezza della massa verso quello che sta realmente accadendo. Leggere litigi sotto post inutili non fa venire proprio voglia di aprire i Social.

Veniamo quotidianamente bombardati da notizie terribili divulgate dai media e quindi ho pensato di lanciare un messaggio di positività anche perché sono stanca di continuare a ripetere alle persone di stare a casa; ho già fatto una campagna in questo senso. 

Sto vivendo questi giorni sicuramente in maniera più apprensiva un po’ come tutti.
Io poi faccio parte della cosiddetta categoria a rischio, per cui non metto proprio il naso fuori di casa, e la mia quarantena è iniziata molto prima della vostra.

È una quarantena  preventiva consigliata dal personale sanitario del Brotzu, che è l’ospedale che mi segue e presso il quale sono in lista d’attesa per un doppio trapianto.

Non è semplice, perché diversamente da voi, persone normali, io devo seguire una dieta misurata e posso bere poca acqua.

Quindi è anche facile che mi venga la tentazione di sbattere una tempia allo spigolo (ride), però ho il mio cane che mi fa compagnia e l’amore della mia mamma che non mi fa mancare il suo sostegno.

Uso comunque  Facebook e i social come WhatsApp per stare a contatto con le persone che amo di più, che sono tante e che mi danno veramente tanto, almeno per chi si sa accontentare e io sono una queste! 

Cerco sempre il lato positivo e provo a trovarlo accontentandomi delle piccole cose.

Cristina Aresti

Il post di Cristina su Facebook

Sei sempre stata una ragazza solare, attiva, dinamica, ma ad un certo punto della tua vita la malattia ha bussato alla porta! Come lo hai scoperto e come è cambiata la tua vita da quel momento?

Sì, sono sempre stata una ragazza solare, dinamica e mi è sempre piaciuto il contatto con la gente.

Avevo il mio lavoro, la mia casa, la mia macchina ero indipendente.
Sono diabetica dall’età di due anni e mezzo e la malattia mi ha portato poi alla dialisi. Ero sotto controllo ma poi la situazione è precipitata all’improvviso.

Io inizialmente ho pensato che fosse lo stress, dovuto dal fatto che era il periodo di Natale e stavo lavorando tanto e quindi non mi sono fatta controllare subito, fino a quando sono stata costretta dei miei parenti a recarmi al pronto soccorso. Lì ho scoperto di aver perso la funzionalità di entrambi i reni. Da quel momento è iniziato l’incubo. 

Come prima cosa mi hanno inserito un tutore che si chiama teso e fa il giro di una vena del collo, perché per dializzare ci vogliono due ingressi, uno in entrata e  uno in uscita.

Diciamo che l’ho presa bene, nel senso che in dialisi sono stati molto bravi a farmi accettare la cosa e ho trovato un clima veramente di ottimismo e di persone competenti e anche molto umane.

Ma il mio fisico purtroppo non si è abituato subito alla dialisi  e ho avuto vari picchi di pressione che mi hanno portato poi a contrarre una seconda malattia rarissima che si chiama sindrome di Press.

In poche parole è come se mi avessero dato un calcio in testa, ho avuto una lesione cerebrale per cui sono stata in coma vari giorni e sono stata in terapia intensiva, ero data per morta, penso che tutta Carbonia ricordi la mia storia.

Io invece dopo un po’ di tempo mi sono risvegliata, nonostante le mie tac craniche fossero completamente nere: non so come ce l’ho fatta!

C’è da dire che non sono più quella di prima, nel senso che una lesione cerebrale ti cambia. Il sangue si è riassorbito, ma è stata un’esperienza molto forte.

Rispetto a prima sono forse più nervosa e ho perso per tanto tempo l’uso della parte sinistra del corpo che ho recuperato ma una del tutto. Ho avuto vari problemi tra cui quello della concentrazione e anche della vista, è comunque difficile ancora oggi per me mettere a fuoco le reali distanze.

Per un mese ho fatto terapia riabilitativa ad Oristano (piange), scusa mi emoziono perché sono cose un po’ pesanti che evito anche di raccontare non per motivi particolari, ma perché comunque mi viene da piangere. Il motivo è soprattutto perché ancora oggi io mi chiedo come sia riuscita a superare tutto questo.

Sono tornata a casa dopo mesi ed è ricominciato tutto nel senso che ho ripreso a sottopormi a dialisi, faccio la notturna.

Tre volte a settimana mi reco in ospedale con tutte le precauzioni del caso perché anch’io ho un  protocollo da seguire, ultimamente molto più rigido, vengo attaccata al mio rene che si chiama Rena per 8 ore e insieme a me ci sono anche altre persone con le quali si è ormai creato un rapporto di amicizia.”Smonto alle 5″ e prima  del Corona Virus solitamente si andava a fare colazione tutti insieme, invece ora mancano anche queste piccole cose e spero che tornino presto perché la mia vita anche prima era fatta di piccole cose.

Fatico a fare i movimenti, ma sono sempre stata una sportiva e quindi ora più che mai che avrei bisogno del mio tempo in piscina, ma ho dovuto rinunciare.

Sicuramente per me la cosa più difficile però è sentire  le persone che si lamentano, per questo oggi ho voluto postare la mia foto, e ho voluto chiedere nuovamente a tutti di stare a casa.

Cristina Aresti

Cristina nel suo elemento

In questi giorni non si fa altro che leggere sui social lamentele di chi non può andare a correre, al parco o al bar, o a chi grida al complotto: come vivi tutto questo “egoismo altrui?”

Io evito di aprire Facebook perché ormai è un covo di persone pessimiste e ignoranti, non perché vogliono essere ignoranti, ma semplicemente perché credono che ignorare la situazione porti beneficio, quando invece non è così.

Bisogna prenderne coscienza e affrontarla nel migliore dei modi. Io non vedo nessun complotto e sinceramente anche se ci fosse non lo potremo mai sapere.

Ciò che importa è pararsi le chiappe quindi si fa quello che si deve fare, mi spiego: si dovrebbe fare quello che ci viene detto!

Cosa penso di questo egoismo? Io penso di averlo espresso oggi attraverso il mio post.

Sono veramente stanca delle persone che si lamentano per niente quando invece ci sono persone come me che fanno tanta fatica.

Io sono proprio una goccia in un mare perché di persone che stanno male è pieno e di molte non se ne occupa nessuno. Io a casa ho mia mamma che mi aiuta tantissimo però mia mamma è ultrasettantenne e avuto tre infarti e ogni volta che vado all’ospedale ho paura di tornare a casa perché comunque sia potrei aver contratto qualcosa e passarlo a lei; si vive in un’atmosfera di paura certo, però voglio dire che bisogna anche sapersi controllare.

Cavoli io ne ho avuto e ne ho tirate così tanto fuori di palle se me lo permetti, e cosa succede? Vedo persone grandi e  grosse che non riescono comunque sia a controllarsi per 15 giorni! Ma per favore!

Più si sta a casa, meno si dà la possibilità al virus di espandersi e creare poi una serie di situazioni problematiche che ci porteranno a dover combattere poi per tanto tanto tempo, non solo per quanto riguarda la sanità ma anche per quanto riguarda l’economia, cioè ragazz* prima ne veniamo fuori meglio è per tutti è più collaboriamo prima ne usciremo.

Lasciaci con un messaggio di speranza

Il mio messaggio di speranza è differente. Io non sono una di quelle persone che dice andrà tutto bene perché non mi piace fare promesse che so di non poter mantenere.

Vi posso però dire che lotto ogni giorno anche per le minime cose, tenete presente che io posso bere mezzo litro d’acqua al giorno quindi lotto anche contro la sete e vi dico se ce la faccio io che non sono niente, sono una persona normale, potete farcela anche voi.

È solo un periodo cerchiamo di stare su, di trarre beneficio anche da questa tragedia.

Penso che sia inutile affrontare le cose se poi non si impara niente. Quindi godiamoci i nostri animali domestici, facciamo quello che avremmo sempre voluto fare: che ne sò, scrivere, cantare, fare tapis roulant, abbracciare i propri figli.

Prima leggevo sempre di donne che si lamentavano del troppo lavoro, del non poter trascorrere abbastanza tempo con i propri figli, ora abbiamo il tempo, ora possiamo viverceli,

Vi abbraccio tutti e spero di poter abbracciare singolarmente ognuno di voi perché oggi mi avete fatto sentire bene. Io ho fatto una foto e un post per infondere coraggio a voi ma ho ricevuto tanto affetto e coraggio anche io.

Grazie e restate a casa.

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