Obiezione di struttura, non sempre l’aborto è un diritto

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Obiezione di struttura

Il caso di Izabela, donna polacca morta a trent’anni, ha riacceso i riflettori su un argomento tratto controverso come l’aborto. Non siamo nel terzo mondo, non siamo nell’800. Ma siamo in Polonia nel 2021. Izabela stava male, così come il feto. Aveva bisogno di un aborto e ne aveva bisogno subito. Tuttavia i medici hanno deciso che non lo avrebbero fatto. Al contrario avrebbero aspettato che il feto morisse da solo, per cause naturali, prima di intervenire per curare Izabela. Ma così non è stato. Quell’attesa le è costata la vita. Tuttavia potremo ancora pensare che questo è un argomento che non ci interessa. Ma ci sbagliamo. In Italia sta sempre più prendendo piede un fenomeno definito come “obiezione di struttura”.

Sono moltissimi i ginecologi che seguono la decisione morale di non praticare l’aborto. E intere strutture ospedaliere che non lo fanno. Eppure in Italia l’aborto è un diritto sancito per legge.

Che cos’è l’obiezione di struttura?

L’obiezione di struttura è una diretta conseguenza dell’obiezione di coscienza. Si considera obiezione di coscienza quando un ginecologo decide, per motivi etici, morali o religiosi, di non praticare l’aborto.

Nel caso in cui questa presa di coscienza interessa tutta la struttura ospedaliera viene definita obiezione di struttura. Ciò vuol dire che in quella specifica struttura non si pratica l’aborto.

Da una recente ricerca è emerso che in Italia ci sono almeno 15 ospedali con il 100% di ginecologi obiettori.

Cosa dice la legge a proposito dell’obiezione di coscienza

Migliaia di donne si sono battute per ottenere una legge chiara ed esaustiva sull’aborto. Le nostre mamme e nonne lo hanno chiesto a gran voce, dopo che centinaia di donne sono morte ricorrendo a pratiche illegali, al di fuori delle strutture ospedaliere. Vittime di stupro, matrimoni riparatori, donne che non potevano essere curate ma che erano costrette a partorire. Eppure ancora oggi, dopo tanti anni, ci si batte ancora per quello che dovrebbe ormai essere un diritto.

Legge 194

La Legge 194 consente l’obiezione di coscienza ma non l’obiezione di struttura

La legge 194 del maggio del 1978 regola l’aborto. Nella legge è riportato un comma specifico che consente l’obiezione di coscienza. È il comma numero nove: “Il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui gli articoli 5 e 7 ed agli interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione”.

Tuttavia la legge chiarisce anche che l’obiezione di coscienza non può in alcun caso essere invocata se c’è in gioco la vita della madre.

Nonostante la legge consenta l’obiezione di coscienza, vieta l’obiezione di struttura. Ovvero ogni struttura ospedaliera deve garantire il diritto all’aborto, spostando, se è il caso, il personale medico in altre strutture. Così facendo si evita di avere strutture con il 100% di ginecologi obiettori. E allora perché in Italia vi sono almeno 15 strutture che mettono in pratica l’obiezione di struttura?

Ci sono sempre più ginecologi obiettori

La risposta è semplice: i ginecologi obiettori sono aumentati a dismisura e spesso è complicato, se non impossibile, spostare il personale medico fino ad evitare l’obiezione di struttura.

Ginecologo

I ginecologi obiettori sono in costante e in crescente aumento

Se i medici hanno il diritto di esercitare l’obiezione di coscienza, le regioni hanno il dovere di trovare una soluzione affinché il fenomeno dell’obiezione di struttura non dilaghi.

I dati rivelano che ci sono 15 strutture con il 100% di ginecologi obiettori e 5 con anche tutte le ostetriche e tutti gli anestesisti obiettori. Si arriva a 20 strutture, invece, con più dell’80% di ginecologi obiettori.

Queste 15 strutture si trovano nel territorio di Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Basilicata, Puglia e Campania.

Alcune regioni preoccupano molto. In Sicilia, ad esempio, ad esercitare l’obiezione di coscienza sono l’85,5% dei ginecologi. In Molise, invece, l’82,8%, ma c’è un solo ginecologo non obiettore che esercita a tempo pieno in tutta la regione!

Con questi numeri rispettare la legge ed evitare l’obiezione di struttura è praticamente impossibile. Eppure l’aborto è un diritto, o forse no?

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