Francesca Bubba, Attivista e Mamma

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Francesca Bubba, 29 anni. Capelli rosso fuoco. Sguardo diretto e linguaggio importante.
Scorri Instagram e ti imbatti in Lei. E no, il social non sarà più lo stesso.
L’abbiamo raggiunta e abbiamo avuto la conferma di avere a che fare con una grande donna. Una grande professionista. Una indispensabile attivista.

Francesca, scorrere la home di Instagram e scoprirti è stata sicuramente una delle più belle emozioni di sempre! Ma chi è Francesca Bubba?

Intanto ti ringrazio di questo complimento e di avermi ospitata su questo spazio culturalmente prezioso come La Frack Magazine.

Ogni volta che mi si chiede di presentarmi ho sempre un po’ di titubanze: mi identifico in tante cose ma, scegliendo di essere sintetica, direi che sono una donna di 29 anni che sta cercando di cambiare le cose che non le piacciono.

Nella tua bio leggiamo che “la Maternità è la tua forma di attivismo”, ci puoi spiegare?

La maternità per me ha significato un vero e proprio cambiamento radicale. Tutti mi mettevano in guardia, tutti mi dicevano che non sarei mai più stata la Francesca di prima e dai loro toni si intuiva che tutto questo avrebbe dovuto spaventarmi e disincentivarmi (voglio essere mamma praticamente da sempre).

Beh, avevano ragione. Da quando sono mamma non sono più la persona di prima.

Francesca Bubba

Francesca Bubba

Appena sono rimasta incinta ho iniziato a vedere il mondo attraverso una lente nuova. Ho iniziato ad interrogarmi profondamente su tutto, a partire da me stessa. Mi sono messa in discussione, e così anche alcuni miei automatismi, i miei dogmi, i miei tabù, la mia educazione e tutto il mondo intorno a me. Ho iniziato a fare ciò che era nelle mie possibilità per migliorare me stessa e ciò che non mi piaceva. Ho studiato giorno e notte, letto e riletto, ho iniziato a lavorare per alcune associazioni e ne ho creata una mia.

La gravidanza mi dava un’energia nuova, più pulita. Poi mio figlio è nato e ho realizzato che avevo una responsabilità nei confronti non solo della nuova vita che mi dormiva accanto, ma nei confronti del mondo. Mettere al mondo un figlio oggi e crescerlo usando tutti gli strumenti emotivi di cui disponiamo è un atto rivoluzionario. Questa è la mia rivoluzione perpetua.
Tralasciando la narrazione di tutto questo processo, posso dirti che la mia maternità è stata ed è tutt’ora motore del mio cambiamento e di tutto ciò che nel mio piccolo lotto per migliorare anche intorno a me.

Sei una family coaching, ci puoi spiegare in cosa consiste il tuo lavoro?

In realtà questa è una definizione che mi ha dato La repubblica (ndr). Io e il mio compagno abbiamo creato una second school chiamata Bubbelli, che è una scuola moderna che si occupa della crescita emotiva ed intellettiva dell’individuo da 0 a 18 anni.  Non mi capacito di come l’Italia sia una delle pochissime nazioni europee in cui non si insegni l’educazione emotiva nelle scuole, e allora ho creato un corso chiamato EDUCARE ALL’EMPATIA, in cui fornisco degli strumenti pratici utili a promuovere l’individualità dei bambini e delle bambine, per crescere dei futuri adulti con una sana educazione emotiva. Affrontando fin da piccolissimi tematiche necessarie come empatia, inclusione, rispetto e consenso.

Il ruolo del mio compagno all’interno della second school è invece rivolto all’apprendimento: ha un corso chiamato INSEGNARE AD APPRENDERE, in cui fornisce gli strumenti pratici agli educatori per insegnare a bambini e ragazzi ad apprendere e a non aver più bisogno di aiuti scolastici extra.

Lavoriamo tantissimo online ma anche in presenza nella nostra città (il comune di Borgia ci ha fornito uno sportello in biblioteca dove lavoriamo due giorni a settimana a titolo gratuito per i ragazzi e le ragazze).

Francesca Bubba

Francesca Bubba

Hai scritto un libro, cosa ti ha spinto a farlo e quando potremo leggerlo?

Un uomo, Sergio Porcarelli, figlio di una donna siriana estremamente coraggiosa, ha notato qualcosa che gli piaceva nella mia scrittura sui social (ai tempi usavo ancora facebook) e mi ha chiesto di scrivere la storia della sua famiglia.

L’accordo era che io avrei dovuto essere la ghost writer dell’opera, ma Sergio ha apprezzato così tanto il risultato finale che ha cambiato idea e ha schiaffato il mio nome gigante in copertina. Il libro è già disponibile in versione digitale, ma quella cartacea dovrebbe uscire tra pochissime settimane, il titolo è Sopravvissuto.

È partita la tua campagna Genitorə è lavoro, in cosa consiste e come possiamo essere d’aiuto?

Ecco l’elefante nella stanza (e nella mia testa!). Ho creato una campagna in cui chiedo che il lavoro domestico e l’atto di cura vengano riconosciuti come veri e propri lavori, con tanto di indennità da privazione del sonno.

Le donne lavorano di più e guadagnano di meno (circa il 20% in meno, per l’esattezza).

Ormai è diventato quasi un automatismo, come se fosse scontato, come se fosse “normale”. Perché ci hanno detto per anni che siamo multitasking, come se, se potessimo scegliere, non piacerebbe anche  a noi fare una cosa alla volta.

Oppure, se le donne non hanno un lavoro ma si occupano di quello domestico a tempo pieno, vengono viste dalla società come delle nulla facenti, della parassite, delle mantenute. Ed è ridicolo, oltre che drammaticamente sbagliato.

Francesca Bubba

Genitorə è lavoro, la campagna promossa da Francesca Bubba, Illustrazione di Stefano Pullano

Questa narrazione ci espone ad una vulnerabilità che non ci appartiene.

Il lavoro domestico è in tutto e per tutto lavoro non retribuito. Inoltre crescere un figlio o una figlia oggi è un ruolo di enorme responsabilità sociale. Bellissimo, ma stancante.

Riconoscere un valore economico a tutto questo significa riconoscerne il valore sociale.

Inoltre, la privazione del sonno è una difficoltà enorme di cui non si tiene conto e ritengo assurdo che le persone non dispongano di aiuti e supporto per una condizione in cui incapperanno con una probabilità davvero alta. Anche atti quotidiani come guidare la macchina o pensare lucidamente, quando non dormi da mesi diventano attività acrobatiche. Ma dove è scritto che dobbiamo essere acrobati per forza?

Inoltre, e non per ultimo, le neo mamme sono sempre meno tutelate in uno dei loro momenti di vita di estrema difficoltà che è il post partum, e questa rappresenta una delle origini di coercizione patriarcale. Penso soprattutto alla mamme che subiscono violenza economica  e non solo, e non possono uscirne perché prive di sostentamento, di una rete di sostegno, In un periodo così delicato avere almeno un’indipendenza economica può rappresentare uno spiraglio di luce.

È un’impresa gigante, e vogliamo che ci venga riconosciuta.

Si può prendere parte alla nostra campagna usando l’hashtag #mostracosalasci sotto un post o storia che raffiguri  qualcosa a cui si ha dovuto rinunciare o lasciare da parte a seguito del sovraccarico domestico o la maternità senza aiuti.

Può anche un risveglio sereno con tuo figlio neonato che hai dovuto portare al nido a 3 mesi. Una foto di quel libro che non riesci a finire, un racconto di quel lavoro che hai dovuto lasciare, di quella passione che hai dovuto accantonare.

Quando partirà ufficialmente la Campagna, ci sarà una raccolta firme importantissima. L’aiuto più grande che potete dare è sicuramente quella di firmare.

Francesca Bubba

Illustrazione di Stefano Pullano

Che progetti hai per il futuro?

Continuare a battermi per tutto ciò che è ingiusto, entrare in più realtà possibili, studiare, imparare ed insegnare.
Ci deve essere un ricircolo di aria buona.

Per il momento le mie energie sono tutte su mio figlio, i miei corsi e la campagna genitor3 è lavoro. Devo dire un enorme GRAZIE a Camilla Fasciolo di Studio Legale Fasciolo (avvocata specializzata in diritto di famiglia e violenza di genere) che sta lavorando alla proposta di legge in maniera eccellente. Senza di lei tutto questo movimento non esisterebbe.

Al mio compagno di vita, che è una spalla emotiva ed intellettuale preziosa. Alla mia famiglia che mi sostiene sempre. E a mio figlio, fonte di ispirazione e coraggio della mia vita.

 

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